Assaggi ad Arte#8 per…Guerrino Dirindin

    Caffè Letterario di Villa Varda, Brugnera (Pn)

Inaugurazione Venerdì 9 giugno
ore 19.00

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La terra, che tutto sa
comprendere, implode d’azzurro.
Noi ci lasciamo dietro il mare
per farci ossa e sangue, sulla terra,
come un prato verde.

da Mara Donat, Intermezzo del mito, III, in Schianti a sconfine,
Samuele editore, Fanna (Pordenone) 2016, p. 29.

Tra fiume e terra Mi piace pensare che ci sia una segreta analogia tra Villa Varda e Guerrino Dirindin, la sua storia e il suo studio, che è la vecchia casa di famiglia a Vallenoncello, borgata di Pordenone. L’analogia sta nel binomio fiume – terra: è, Villa Varda, un lembo di terra abbracciata dalla Livenza, così come tra fiume e terra si inscrive la ricerca di Dirindin, entro una geografia interiore, della memoria, le cui coordinate sono rappresentate dal Noncello e dalle bassure argillose delle sue rive, a sud di quella linea delle risorgive che, fin dall’epoca romana, rappresenta lo spartiacque tra le “terre magre”, sassose, dell’alta pianura friulana e la “bassa”, umida, intrisa d’acqua, invasa di canneti, di zanzare e fango. Guerrino è figlio dell’ultimo barcaiolo che fece servizio sul Noncello, ultimo di una stirpe che praticava questo mestiere fin dal ‘600: si partiva da Venezia, con un carico di cotone grezzo per esempio, o con la “grassa” lagunare, il fango residuo prodotto dalla pulizia dei canali con cui si concimavano i campi – una miniera di conchiglie e di murrine – per risalire la Livenza (dunque costeggiando anche la villa), il Meduna e infine il fiume nostrano sino alla dogana di Pordenone. Tempo: una settimana. Tempo che la modernità non poteva aspettare e così, verso il ’50, il padre di Guerrino smontò la barca, vendette il legno e piantò i chiodi nella vigna, perché “il fero fa ben a l’ua”. Guerrino era lì ad aiutarlo. Ma che c’entra tutto ciò con i lavori dell’artista, ci si chiederà? È che il lavoro di Dirindin prende le mosse proprio da questa terra, e non nel senso di “zona”, ma proprio di terra concreta e materiale, da questa argilla ora grigia ora giallastra, estratta nel cortile di casa; e questa terra è impastata di ricordi e di storia così come di colla, è “sostrato”, è una sorta di subpaesaggio in cui affonda ogni radice, quelle degli steli d’erba e degli alberi, le falde acquifere, il basamento degli strati rocciosi delle prealpi che delimitano l’orizzonte – dove Guerrino trova la terra ferrosa che usa di recente. In essa affondano anche le nostre radici, la catena di generazioni di cui siamo il prodotto, il loro tempo e la storia. La terra è, per Guerrino, “ciò che è sempre ricoperto e non si vede”, nascosto dal cemento o dalla natura – ora più che mai, nel rigoglio della tarda primavera strabordante di verde, fiori e profumi – ma imprescindibile, comune e universale. Una terra-alveo che accoglie, disfa e uniforma ogni esistente e di ogni esistente è prototipo, nel suo plasmarsi in forme semplici, riconducibili a pochi eventi essenziali: il solco, la fenditura, l’incresparsi in grumi e rughe, sempre però diversi, varianti all’infinito fino ad allargarsi in orizzonti vasti e lontananti. Ed è solo un pugno di terra! Magari stesa, come nei lavori più recenti qui presentati, su un supporto di pelle dai colori neutri, naturali, venati di leggere sfumature. Paesaggio su paesaggio. E lo sguardo che, come spesso nei lavori di Dirinidin, anche in quelli di piccole dimensioni, è portato a guardare oltre, seguendo l’onda dei solchi concentrici, o dentro, in profondità, inabissandosi nel buio di una crepa, inseguendo confini che sconfinano costantemente verso l’altrove – come ha ben visto la poetessa Mara Donat, presenza non solo ideale ma anche reale in questa mostra, scegliendo un’opera di Dirindin per la copertina della sua prima raccolta poetica, dal titolo, indicativo, di Schianti a sconfine.

Chiara Tavella

Assaggi ad Arte, mostre d’arte abbinate alla degustazione di cibi e vini, la cui scelta è ispirata dalle opere esposte. Un criterio di scelta, ironico e divertito, che Elisabetta Di Sopra, la curatrice degli eventi, pone come base dell’iniziativa: un connubio tra arte e cibo dove colori, sapori e profumi, come in una magica alchimia, garantiranno a tutti gli ospiti un’esperienza multisensoriale.

Guerrino Dirindin “Nasco a Pordenone il 9 febbraio 1950 da una famiglia di navigatori che dalla notte dei tempi solcava i grandi mari e dalla Serenissima ha risalito tutti i fiumi del Nord-Est. Stordito dal profumo della terra e dal ricordo, forse del mare sognato, come uno sciamano, esternando luci ed ombre, do forma e colore alle mirabolanti visioni che ho in eredità nelle carni. Con mille sogni ed un groppo in gola, come mio bisnonno, tamburino di Garibaldi, sono cieco e sordo e vado d’istinto. Le regole della matematica, della fisica e della sintassi non contano più nulla; io, cerco di arrivare al cielo con la terra”.

T+39 349 7530094
www.guerrinodirindin.com
guerrinodirindin@alice.it

La mostra sarà visibile dal 9 giugno al 28 luglio 2017 dalle 9 alle 22 tutti i giorni escluso il lunedì

Per tutto il periodo della mostra lo chef propone un menù ispirato alle opere dell’artista.
Info e prenotazioni:
333 443 3722
info@caffeletterariovillavarda.it
www.villavarda.it
www.caffeletterariovillavarda.it

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